L’insegnamento di don Luigi si focalizzava principalmente su quattro punti: La liturgia, il Confessionale, l’Arte Sacra e il canto Gregoriano.

La Liturgia:

  • Il suo insegnamento in queste sue poche parole:

« Vi dicevo che nella Celebrazione Eucaristica siamo sempre in una stretta infinita di Amore, fra il Mistero e il Sacramento.

Don Luigi Bosio

Il Mistero: O cieli, stillate la vostra rugiada! O nubi, pioveteci il Giusto!

Il Sacramento: Si apra la terra e germogli il Salvatore del mondo! Sacramento è questo: il Verbo Incarnato, il Proto-Sacramento, il primo Sacramento, unico sacramento offertoci dalla Maternità verginale di Maria ».

Il significato della Liturgia: svelare il mistero,portandolo attraverso la celebrazione sacramentale al popolo cristiano, perché il popolo entri nel
mistero e ne possa vivere! Un’altra immagine che esprime l’animo di Mons. Bosio rispetto alla Liturgia è il linguaggio sponsale del Cantico dei cantici, al quale spesso ricorre per illustrare l’incontro dello Sposo, Cristo, e della Sposa, la chiesa. Nella notte di Natale del 1961, così scrive: « Siamo nell’estasi del Cantico, velato dall’ombra antica. Nella santa letizia di questa Notte, lo pronunciamo nella piena luce. Mentre Lui s’avvicina dai monti eterni. Quando il tempo non conta più e mille anni sono come il giorno di ieri, appena trascorso.

È l’invito nuziale alla mensa dell’Incarnazione: il talamo castissimo è il Verbo fatto carne, l’Unigenito che vagisce nel presepio; oppure l’altare eucaristico, irrigato di sangue e chiuso in un austero silenzio. È un altissimo mistero, un magnifico sacramento. Nell’umilissima preghiera deve echeggiare solo la voce di Dio. È lo Sposo, che introduce la sposa… nei segreti più santi dell’amore: un amore veemente fino all’ebbrezza. L’ebbrezza dell’Incarnazione. Della Pentecoste. Del calice Eucaristico ». Vediamo come in queste parole tutto si tiene: dal mistero dell’Incarnazione (il Verbo di Dio fatto carne), al mistero eucaristico del Corpo/Carne di Cristo donato alla Chiesa, fino all’effusione dello Spirito Santo, pienezza di vita e santificazione per la chiesa nella Liturgia .

Appare così evidente il primato della Grazia, il Mistero; il primato della Liturgia, il Sacramento; il primato della Liturgia come azione congiunta di Cristo e della Chiesa. E aggiunge: « Vi dicevo che nella Celebrazione Eucaristica siamo sempre in una stretta infinita di Amore, fra il Mistero e il Sacramento. Il Mistero: O cieli, stillate la vostra rugiada! O nubi, pioveteci il Giusto! Il Sacramento: Si apra la terra e germogli il Salvatore del mondo! Sacramento è questo: il Verbo Incarnato, il Proto-Sacramento, il primo Sacramento, unico sacramento offertoci dalla Maternità verginale di Maria

Il Confessionale:

Il crogiolo, la macerazione, “la cellina” del sacerdote di Dio, un estasi una visione una nostalgia che solo il Paradiso sa ridare.

Nel confessionale fu una guida di anime, guarendo nel contempo i corpi attraverso il dono della serenità e della pace a lenimento di chi era tormentato. Molteplici anche le testimonianze di una sua trasfigurazione in Gesù.

Così trasformava le anime con benefica ricaduta sull’intera esistenza di una persona che si accostasse a lui nella confessione. « Poche, pochissime parole nelle sue brevissime confessioni, ma inginocchiandomi in quel confessionale, venivo investita da un amore che non era assolutamente di questo mondo, che mi avvolgeva totalmente, mi lasciava estatica per giorni e giorni, desiderosa di rifugiarmi, appena gli impegni della famiglia me lo concedevano, in un luogo appartato per godere del “Silenzio di Dio” che mi riempiva l’anima, mi nutriva e, innamorandomi sempre di più del mio Gesù, mi faceva staccare dalle cose di questo mondo, pur continuando a stare nel mondo.

Così ho sfrondato la mia vita di tante futilità, ho rinunciato a tante ambizioni esteriori che mi rendevano schiava e sentivo che nasceva in me la vera libertà, la piena accettazione di me stessa sentendomi amata dalla Misericordia di Gesù così come ero, e il crescente desiderio di venire sempre più assimilata a Lui per godere di quelle gioie spirituali che rendono la vita meravigliosa anche nei momenti più dolorosi.

Lì c’era un angolo di paradiso sceso sulla terra.

L’Arte Sacra:

Da « Liturgia e povertà »

Il bello non è necessariamente più costoso del brutto.
Quanto poi alla vera povertà evangelica… essa non solo non esclude, ma esige questa specie di splendore luminoso, che soltanto la magia dell’arte può infondere nelle materie più umili. Da « L’Osservatore Romano » .Ho visitato due chiese nuove ai margini della città. […]
Si resta perplessi, sconcertati davanti ad alcuni progetti troppo estrosi e singolari. […] Osservando simili architetture un sacerdote stenta a ritrovarsi, né sa quale rispondenza esse abbiano con la celebrazione dei misteri liturgici. […]

Vi è, dentro le nuove chiese, qualcosa che non è sacro, che non eleva in Dio, che non offre il tepore di una vicinanza divina. […]Gli antichi costruttori di cattedrali non ricercavano una nuova tecnica d’architettura sacra, anche se erano senza dubbio bravi tecnici, ma ricercavano anzitutto Dio; e perciò costruivano belle chiese. […]
Ho sentito il bisogno, appena rientrato in parrocchia, di visitare la mia chiesa. È una basilica dell’alto medioevo. Varcata la soglia, affluiva nell’anima un respiro infinito, il senso dell’eternità.

IL Canto Gregoriano

Il Canto Gregoriano, una melodia che nasce dal soffio dello Spirito.

Pagina originale, di gregoriano ,
dono di don Luigi a Raffaele Bonente

Nella costituzione conciliare , il canto gregoriano viene definito il” canto proprio della Liturgia Romana” e deve avere il primo posto nelle azioni liturgiche:”principem locum obtineat” (SC.116). Il biografo di san Gregorio Magno, Giovanni Diacono, racconta che più volte fu visto lo Spirito Santo, sotto forma di colomba dettare le melodie che da Gregorio ebbero il nome di gregoriano.I compositori di tale melodie lo scrissero che furono ispirati dallo Spirito Santo.

Allora è Cristo che canta con le nostre voci, sulle nostre labbra e nel nostro cuore, elevando al Padre per mezzo dello Spirito Santo ogni amore e gloria. ( Questo piccolo tratto di scrittura è stata data da don Luigi Bosio all’Arch. Raffaele Bonente che la conserva nel suo ricchissimo archivio)