Scatto nella chiesa del Tempio Votivo-Verona – 28 luglio 1979

28 Luglio1979
Nozze di Raffaele Bonente e Fatima Vecchiato – Chiesa Parrocchiale del Tempio Votivo.
Il Signore mi apra le Labbra, ma sopratutto mi apra il cuore; quasi facevo umilmente questa preghiera: “Che il Signore ferisca tenerissimamente il mio cuore, perché potessi
dire parole degne di una celebrazione così grande e così santa”. Perciò quello che ascoltate non viene dalle labbra, viene soprattutto dal cuore, da questa ferita di tenerezza e di
predilezione particolare che ho per voi, Raffaele e Fatima carissimi.Voi avete voluto scolpirle queste ” Vita nostra abscondita est cum Christo in Deo” .
Com’è vero, com’è bello, com’è grande questo mistero: la nostra vita è un mistero che è nascosto con Cristo in Dio. Annunciate un mistero e celebrate un sacramento per essere capaci di accogliere un mistero. La nostra vita è nascosta con Cristo, I Sacramento, in Dio, il Mistero. La fonte dell’amore, larghissima eterna, infinita è Lui: da questa fonte scende e zampilla,
in questa Celebrazione Eucaristica, questa fonte purissima di eterno amore, di divino amore e zampilla nei vostri cuori. E voi, nella fecondità del vostro amore consacrato, fate
zampillare questa sorgente in tutta la terra e tutto l’universo. Questo sacramento è grande’. ” Sacramentum hunc magnum est“. L’Apostolo Paolo: “Questo sacramento è grande. lo lo dico pensando a Cristo e alla Chiesa” aggiunge l’Apostolo. Il che vuol dire che qui davanti a me, davanti all’altare del Signore per alcuni momenti, sì ancora, c’è Raffaele c’è Fatima, ma tra pochi momenti non ci saranno più loro, perché verranno trasfigurati dal mistero della Grazia e del sacramento. Lo Sposo è Cristo, La Sposa è la Chiesa. Questo Sacramento è grande, Questo sacramento è grande, grande quanto è grande l’amore di Cristo per la Chiesa e l’amore della Chiesa per Cristo Signore. Con questo Sacramento, Raffaele e Fatima carissimi, parlo a voi in modo comprensibile, particolarmente comprensibile, il matrimonio cristiano è stato definito Ars amandi, l’Arte di amare, l’arte dell’amore; in modo che gli sposi diventano come gli artisti dell’amore, gli architetti dell’amore, gli ingegneri dell’amore divino, gli sposi uniti nel Sacramento, nel mistero del Matrimonio Cristiano.
L’Apostolo Paolo dice parole carissime per me che sono stato tanto vicino a voi e voi tanto vicini a me, fin da bambini .Dice l’Apostolo nella Lettera Prima ai Corinzi: “ Secundum gratiam Dei, ut sapiens architectus,fundamertum posui” . Secondo la grazia che il Signore ha dato a me, per il mio ministero sacerdotale, ut sapiens architectus, anch’io umilmente ho fatto l’architetto e ho posto un fondamento in voi, ut sapins architecttus fundamentum posui. E voi ne siete felicissimi testimoni, sapete quale fondamento con la grazia di Dio ho posto in voi, ut sapiens architectus – mi piace tanto – come un architetto saggio e sapiente. Si tratta, infatti, di una costruzione meravigliosa; voi costruite una chiesa, ma il concetto è ancora troppo ristretto. Non costruite una chiesa costruite ,la Chiesa, tutta la Chiesa. Quando sono venuto giovedì a benedire la vostra dimora, dopo la benedizione ho detto, e mi guardavate attoniti ed estatici: “Questa non è più una casa, questa è una chiesa. D’ora avanti questa è una chiesa”. Voi costruite la Chiesa. La costruzione di tutta la Chiesa è un beneficio di grazia che
comunicate, trasmettete, fate traboccare in tutto il corpo mistico di Cristo che è la Chiesa, difatti, si tratta della costruzione di un tempio meraviglioso, quando ancora l’Apostolo
dice: “Noi siamo stati edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti”. Tutti ci appoggiamo solidamente su una unica pietra, la pietra angolare. Non una pietra sopra la Pietra, Petra Chrístus. É sulla solidità di questa pietra et vos aedíficamini ín abítaculum Dei ìn Spiritu. Non siete voi che costruite, aedificatis,il passivo, aedificamini, siete – dice l’Apostolo siete costruiti da Lui come dimora di Dio, dello Spirito Santo. Direi anche, Raffaele e Fatima carissimi, che oggi date inizio, come se fondaste, un ordine religioso, è la fondazione di un ordine religioso, quasi per una pia esagerazione, direi un ordine monastico.
Che c’è di meglio se domani, a cominciare da oggi e sempre, la vostra casa fosse ripiena di raccoglimento, di silenzio, di pace, di contemplazione. Perciò, è come la fondazione di un
ordine religioso, quello che si chiama per gli ordini religiosi costituiti secondo le regole della chiesa, per voi si dice ordine mistico, ordine religioso.
E’ stato detto:. “il matrimonio autentico si fonda con le risorse della verginità”. E’meraviglioso: il matrimonio autentico si fonda, si costruisce con Ie riserve della verginità.
E il matrimonio autentico è stato chiamato fusione sacra di due verginità. Allora sì rientriamo nell’estasi dei cieli aperti e davanti a noi vediamo vera$ente Cristo e la Chiesa.
Beati i puri di cuore perché vedranno Dio. Amandovi con intensissimo amore, non è Raffaele che ama Fatima o Fatima che ama Raffaele, è Dio che ama se stesso. “Signore fa che amandoci, amiamo Te”. Puoi dire Raffaele a Fatima che l’adori, in questo senso. Fatima a Raffaele che lo adori. Tu adori il suo nulla, tu adori il suo nulla, un nulla che è ripieno di Dio. Sicche è un’adorazione giusta, degna: Dio che adora se stesso. Adoro il tuo nulla il tuo nulla è adorabile, perché in te non vivi tu, ma vive Dio.
Amo te oltre te e oltre me, perché oltre Raffaele e oltre Fatima, c’è un eterno amore, c’è un infinito amore, c’è un primo amore, che è la fonte di ogni vero amore.
Il finito che si unisce all’infinito. Una goccia che entra nel mare. Oso dire, oso dire il mare che entra in una goccia. Anche in me, nella Celebrazione Eucaristica sono io una gocciolina, una gocciolina estremamente piccola che mi butto nel mare. Anche voi. Ma è il mare che si butta in noi. Come lo possiamo contenere? Meraviglia delle meraviglie: l’infinito contenuto dal finito, l’invisibile che diventa visibile, il tempo che diventa eterno e la terra che è iÌ preludio del cielo.
Celebriamo la Santa Messa Nuziale in questa chiesa dedicata in modo particolare alla Vergine Maria: io mi affido a Lei. Anche Lei è chiamata l’architetto di Dio, la Vergine
Maria, perché secondo questo modello, anche secondo questo modello divino, Dio ha creato il mondo e lo ha redento. Secondo questo modello, si è servito di Maria.
Questo sapiente Architetto di Dio e della Santa Trinità, che Essa vegli tenerissimamente sopra di voi.
Per voi e per me, una parola di affettuosissimo ringraziamento ai vostri genitori. Io sono commosso nel dire queste parole, perché so quali esempi avete davanti a voi e
quali esempi ho io davanti ai miei occhi sacerdotali. Li ringrazio per voi e li ringrazio per me.
Siate sempre riconoscentissimi verso di loro, abbiate un senso di rispetto e di venerazione per loro.
E un saluto, una preghiera a tutti i presenti che fanno degna corona di affetto e di preghiera a voi in questa splendida Celebrazione Liturgica, in questa Divina Eucarestia
Nuziale.

Celebrazione Eucaristica della III Domenica di Pasqua (13.4.1986)

Per un atto di devozione alla piissima Madre, la Chiesa, risaliamo alla sorgente, dico al testo latino, il quale dice e canterò al termine della Santa Messa: «Tuis aeternis mysteriis nos renovasti». L’acqua è più fresca, più viva! Siamo con la bocca a premere là dove zampilla la sorgente. La traduzione è (ed è esatta): «Tu ci hai rinnovati e ci rinnovi con i sacramenti pasquali». Il testo latino dice: «Tu ci hai rinnovati e ci rinnovi con i tuoi misteri eterni». Acqua più fresca, più viva! «Mysteriis aeternis». Mette l’Eternità come fonte di vita nuova,Eternità, perché soltanto l’Eternità – nonostante le molte cose che si rinnovano ma solo l’Eternità è veramente sempre nuova: l’eterna novità da questa Divina Liturgia. Che ruppe, che roccia, che parete! Che chiodi da fissare «in altum», in profondità e verso l’alto in questa parete! E salendo, Quali orizzonti! Quali orizzonti! Non siamo sospesi sopra la terra: siamo sospesi verso il Cielo.

«Tu ci hai rinnovati e ci rinnovi con i tuoi misteri eterni». «Renovasti nos et renovas tuis mysteriis aeternis». La traduzione: «Tu ci hai rinnovati e ci rinnovi con i sacramenti pasquali». Sì, è esatto! Ma credo che, con voi, abbiamo fatto un piacere, un atto di delicatezza filiale alla Madre, la Chiesa, risalendo proprio al testo come è sgorgato dal suo seno materno.

Quei chiodi piantati fondi, a fondo, nella parete, «petra durissima». Diceva già il testo sacro dell’Antico Testamento: «Ha fatto scaturire l’olio dalla pietra durissima». L’olio, l’unzione del suo Spirito, della sua Sapienza, dalla pietra durissima. Abbiamo detto, diciamo: «Petra Christus», la pietra durissima e dolcissima è Cristo Signore. E questi chiodi forti, robusti, sono dolci chiodi, per due motivi ( cantato la Liturgia a Pasqua): perché sono piantati in un legno dolce e sostengono un dolce peso. Il legno dolce è la croce. E il dolce peso sostenuto dalla croce di legno è Cristo Signore. Perciò: dolci chiodi!

Le parole del Sapiente, della Divina Sapienza sono questi chiodi, i quali poi ci sono consegnati e affidati da tanti maestri. Ritorno al testo sul quale ci siamo soffermati nel Vespro Pasquale, il Libro dell’Ecclesiaste e capitolo XII, verso la fine: «Questi chiodi, che pur consegnati a noi dalla Divina Sapienza attraverso tanti maestri, vengono da un Pastore solo: il Padre o il Verbo Incarnato». Continua il testo: «Oggi non possiamo contare tutti i libri che si scrivono»  (dice così, andate ad  osservare il testo al posto indicato). «Plures

dalla Divina Sapienza attraverso tanti maestri, vengono da un Pastore solo: il Padre o il Verbo Incarnato». Continua il testo: «Oggi non possiamo contare tutti i libri che si scrivono»  (dice così, andate ad  osservare il testo al posto indicato). «Plures libros facimus». E di questi libri «nullus est finis». Mille e mille e mille anni orsono, forse il Profeta vedeva in che condizioni ci troviamo noi oggi, con tutti i libri, tutte le parole, tutti i discorsi… Quante cose! Non c’è fine! E di tutto questo – diceva allora – «afflictio carnis», la stanchezza anche fisica, la stanchezza anche fisica oltre l’afflizione spirituale.

«Finem loquendi audiamus», dice il testo sacro. Mettiamo fine, mettiamoci uno scopo a tutto questo parlare. «Finem loquendi audiamus». Cosa dice il testo? «Deum time, hoc est enim omnis homo». Temi Dio, e l’uomo è tutto questo, sta tutto qui. Due parole: «Deum time!». Temi Dio! E’ il primo chiodo, fortissimo, perché l’inizio della Sapienza viene da questo santo timore.

«Tu ci hai rinnovati e ci rinnovi con i tuoi misteri eterni». Sono due voci che risuonano, suonano nello spazio e nel tempo: l’Infinito che ha come eco l’Eterno. La voce dell’Eterno che ha come risposta, come eco, l’Infinito. Queste due voci.

E oggi, nella presenza di Gesù: l’avete riconosciuto, lo riconoscete nello spezzare il pane,nello spezzare il pane. E’ qui presente, misticamente, nel dono della fede: nella Liturgia in modo sacramentale e nella Divina Eucarestia, con la sua presenza adorabile, personale, nella Divinissima Eucarestia.

Così che veramente in questa adorabile Eucarestia c’è tutto l’uomo, c’è tutta l’umanità, c’è tutta la mia vita, che è la vita stessa del Signore Gesù. Il mio Signore, la mia vita, il mio Dio! Lui, ieri benedetto, oggi e nei secoli. Amen.


Prima Lettura: At 5,27b-32.40b-41
Salmo: Sal 29
Seconda Lettura: Ap 5,11-14
Vangelo: Gv 21,1-19

https://www.youtube.com/watch?v=O8IbM61jR-s&t=21s

IV Domenica dopo Pasqua -20/04/1986
San Giovanni in Fonte -Verona Matrimonio di Ada e Stefano Primo dalla Pasqua

Miei carissimi Stefano ed Ada, questo mistero è grande; lo dico del Signore Gesù Cristo, lo sposo Antico, Antico, Fedelissimo, Nuovissimo Sposo della Chiesa.Questo mistero è grande; io lo dico di Cristo e della Chiesa. Perciò io lo dico non a Stefano ed Ada, ma di Stefano e di Ada. Questa è la sua celebrazione nuziale; lo Sposo Divino con la sua Chiesa. Questa è la sua dichiarazione solenne, il suo testamento autentico in cui concede e cede il diritto in tutti i Suoi beni. Questa è l’ordinazione sacra, sacerdotale degli sposi. Lasciamo libero Lui e lasciatemi libero e vi lascio liberi. Siate liberi! Non siate, siete liberi! Agili come avete sentito nel Cantico, siete agili come caprioli, semplici come i passeri, maestosi come l’aquila. Danzate sulle ali dei venti, meglio sulle ali degli Angeli, veloci come la luce e più della luce, perché voi siete luce. Siete approdati nel Sole, brillanti come stelle nel firmamento. Siate e siete liberi! La voce del Cantico, la parola a Stefano e ad Ada. La parola a te Ada. “Una voce, il mio diletto. Eccolo viene saltando per i monti, dal cielo alla terra, tra le montagne. Balzando tra le colline somiglia il mio diletto ad un capriolo e ad un cerbiatto. Eccolo egli sta dietro al nostro muro. Quale muro? La roccia, la Rupe viva. Guarda dalla finestra, spia attraverso le inferriate, le inferriate della passione e dell’Eucaristia. Ora parla il mio diletto e mi dice”. La parola a te, Stefano. “Alzati amica mia, mia bellissima e vieni. O mia colomba che stai nelle fenditure della roccia, nei nascondigli dei dirupi. Mostrami il tuo viso, fammi sentire la tua voce. Perché la tua voce è soave, il tuo viso è leggiadro.” L’estasi dell’amore, Stefano e Ada: “il mio diletto è per me ed io per lui e mi dice” Ancora la parola a te Ada, a Stefano. “Mettimi come un sigillo sul tuo cuore. Un sigillo sul tuo braccio. Perché forte come la morte è l’amore, tenace come gli abissi più profondi è la gelosia. Le sue vampe sono vampe di fuoco una fiamma del Signore.” Le due voci Stefano ed Ada: “le grandi acque non possono spegnere l’amore né i fiumi travolgerlo.” Cercate il nido nella roccia viva: la Divina Eucaristia, il vertice sommo della Sua libertà. Nel Suo silenzio pari al Suo amore, nel Suo amore pari al Suo silenzio. Siete liberi! L’amore non desidera imprigionare l’essere amato ma realizza uno scambio di solitudini. Regnum Silentii, il Regno del grande Silenzio che crea un grande spazio luminoso in cui Dio si sente a Suo agio. E i canti … L’Angelo del Signore vi ha accolti alla Comunione, l’antifona che stilla latte e miele.  Introduxit vos Dominus in terram fluentem lac et mel. Il Signore vi ha introdotti in una terra benedetta e santa, in cui scorrono fiumi di latte e miele. Che c’è di più bello, di più ebbro, di più grande? Esprimo una parola insieme con voi, Ada e Stefano, di riconoscenza viva ai vostri genitori e gioia di paradiso a tutti.

Don Luigi Bosio – 22/09/1991

Omelia Immacolata 8.12.1982